
Il popolare regista di âTwin Peaksâ, David Lynch, è morto allâetĂ di 78 anni. A darne notizia è stata la famiglia con un post sui social. Da anni soffriva di enfisema ed era stato lui stesso a rendere pubblica la malattia.
Il post della famiglia
âĂ con grande cordoglio che noi, la sua famiglia, annunciamo la morte dellâuomo e dellâartista David Lynch. Apprezzeremmo un poâ di privacy in questo momento. Câè un grande buco nel mondo ora che non è piĂš con noi. Ma come avrebbe detto lui, âguarda la ciambella e non il bucoâ. Ă una bella giornata con un sole splendente e cielo blu dappertuttoâ. Con questa parole la famiglia di David Lynch ha annunciato la morte del regista nato nel Montana il 20 gennaio del 1946.
Una carriera sfavillante
In molti lo hanno conosciuto per la serie âTwin Peaksâ che nei primissimi anni Novanta spopolò diventando un vero e proprio fenomeno cult. Ma la carriera di David Lynch è stata davvero sfolgorante e pian di successi. David Lynch, regista visionario e poliedrico, ha lasciato un’impronta indelebile nel cinema. Tra il 1972 e il 1976 realizzò “Eraserhead”, un cult movie che inizialmente non trovò successo nei festival. Il riconoscimento arrivò con “The Elephant Man” (1980), che ottenne nomination allâOscar per sceneggiatura e regia. Nel 1984 tentò un adattamento di Dune, accolto freddamente, ma nel 1986 tornò al successo con “Velluto blu”, guadagnandosi unâaltra candidatura allâOscar.
Nel 1989 Lynch rivoluzionò la TV con la serie “Twin Peaks”, un fenomeno globale. Tra i suoi lavori figurano anche “Strade perdute” e “The Straight Story” (1999). Nel 2001 “Mulholland Drive” consolidò il suo status di regista culto, con una candidatur”a allâOscar e un posto tra i migliori 100 film di sempre secondo “Sight & Sound”. Nel 2006 presentò “Inland Empire” alla Mostra di Venezia, dove ricevette il Leone dâoro alla carriera.
Oltre al cinema, Lynch era un artista eclettico: pittore, musicista, scrittore e molto altro. Nel 2019 lâAcademy gli conferĂŹ lâOscar alla carriera. La Biennale di Venezia e le Gallerie degli Uffizi lo ricordano come un genio visionario, capace di ridefinire i confini del cinema dâautore.

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