Dalle molte telefonate e dalle e-mail ricevute ci è sembrato chiaro che il problema delle agenzie dello spettacolo che chiedono denaro in cambio di ipotetici casting è molto diffuso e c’è confusione in merito alla questione. Tantissimi accettano di pagare convinti che sia l’unico modo per poter lavorare nel mondo dello spettacolo, ma così non è.
Per chiarirci, e chiarirvi, le idee abbiamo fatto una chiacchierata con gli agenti della Promoter Artist, una delle più conosciute agenzie di management artistico a Roma, i quali ci hanno spiegato come funzionano, o dovrebbero funzionare, le cose.
Tutti gli attori e le attrici hanno alle spalle agenzie più o meno importanti, che seguono il loro lavoro e indirizzano il loro percorso professionale. Ogni giovane che aspira a lavorare nel mondo dello spettacolo si rivolge quindi a tali strutture, imbattendosi però spesso in situazioni sgradevoli.
La prima cosa che ci tengono a sottolineare alla Promoter Artist è che le agenzie serie non chiedono soldi agli attori e non prevedono alcun tipo di iscrizione a pagamento.
Per proporsi come attore ad un’agenzia, generalmente, viene richiesto di inviare una mail con il proprio materiale, intendendo per materiale qualche foto in media/bassa risoluzione (i file pesanti possono bloccare la casella postale, mentre le jumbo mail rischiano di non essere visionate) che permetta di capire come si è fisicamente (in genere un “primo piano” e una “figura intera”) .
Unitamente alle foto, va inviato il curriculum con la descrizione delle proprie esperienze professionali, se già si è avuto modo di lavorare in ambito teatrale, televisivo o cinematografico, o il percorso di studi fatto, qualora chi si propone abbia frequentato scuole o accademie di settore.
Nel caso in cui gli agenti trovino interessante il materiale visionato, sono loro a contattare i diretti interessati per un primo colloquio conoscitivo. Al colloquio segue poi una sorta di “provino” in video registrato e alla fine di questi passaggi l’agenzia decide se lavorare o meno con chi si propone.
Nel momento in cui l’agenzia decide di collaborare con un attore/attrice, impegnandosi quindi a proporlo/a per i casting in lavorazione, spiega quali saranno le condizioni di questa collaborazione dalle quali, si presume, guadagneranno entrambe le parti ed il tutto è regolato da un mandato (scritto o verbale).
Bisogna diffidare, dunque, di quelle strutture che chiedono soldi per cominciare a rappresentarvi, facendo riferimento a fantomatici diritti di segreteria o cose simili; una delle truffe più classiche è quella della realizzazione del book fotografico. Ovviamente per proporre gli attori ai direttori casting o alle produzioni, le agenzie hanno bisogno di avere delle buone foto, con le quali presentare i propri assistiti, ciò non vuol dire che debbano guadagnare qualcosa dal costo del book. Quello che gli agenti possono fare, in maniera assolutamente professionale, è suggerire qualche bravo fotografo con cui si è magari avuto modo di collaborare negli anni e a cui gli attori possono rivolgersi direttamente.
Andando, quindi, al nocciolo della questione, quello che l’agenzia fa è un investimento, una sorta di scommessa sugli attori che sceglie di seguire e grazie ai quali guadagnerà nel momento in cui questi lavoreranno in qualche progetto che sia di cinema, televisione, pubblicità o teatro. A questo punto l’agente ha diritto ad una commissione, commisurata ai corrispettivi derivanti all’artista dal contratto con il produttore, quale compenso per la propria prestazione professionale. Il guadagno, quindi, è quantificabile con precisione grazie alla definizione delle percentuali che sono standard, se così si può dire. Per tutti i lavori di cinema, televisione, teatro, radio e pubblicità la percentuale d’agenzia, calcolata rispetto al cachet che viene chiuso (come si dice in gergo) nel contratto dell’artista, è del 10% o del 20% (nel caso delle pubblicità e partecipazioni ad eventi).
In definitiva, una buona agenzia si riconosce dalla serietà e dalla professionalità che fa trasparire già dal primo contatto; è facile cadere nel tranello di alcuni millantatori ma è pur vero che, per farsi spazio nel mondo dello spettacolo, si deve avere oltre che la “faccia giusta” anche un po’ di “faccia tosta” per capire come muoversi e di chi fidarsi.
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